B) IL GHETTO
Fino a tutto il medioevo gli ebrei romani, particolarmente dediti ad attività di commercio, non ebbero particolari difficoltà di convivenza con la popolazione cristiana. Ma durante il Rinascimento, dopo lo scisma protestante, la Chiesa di Roma divenne maggiormente coercitiva nei confronti della popolazione non cristiana tanto che il 14 luglio 1555, appena eletto, papa Paolo IV Carafa (1555-1559) con la bolla “Cum nimis absurdum”, revocò tutti i diritti concessi e ordinò di confinare i circa 3000 membri della comunità ebraica in un'area ristretta, il quartiere conosciuto come ghetto. [testo integrale originale]
Per attenuare tali disposizioni il successore Pio IV (1560-1565) nel 1562 istituì a favore degli ebrei lo “Jus Gazzagà” (diritto di possesso) secondo il quale i cristiani mantenevano la proprietà delle case poste nella zona del ghetto, ma senza il diritto di sfrattare gli ebrei che vi alloggiavano né di aumentarne l'affitto.
Originariamente le porte del Ghetto erano solo due; nel 1577 ne fu aperta una terza. La porta principale era sulla Piazza Giudea (ora scomparsa, dove si trovava, fuori dei confini del recinto, la fontana, unica risorsa di acqua potabile del ghetto), le altre due vicino alle chiese di S.Angelo e di S.Gregorio.
Nel 1589 Sisto V (1585-1590) revocò alcune restrizioni e allargò il ghetto includendo il lungo stabile affacciato sul Tevere e via della Fiumara (ora scomparsa) ai capi della quale furono costruite due nuove porte. Il ghetto raggiunse un'estensione di 3 ettari.
Nella figura B1 sono riportati, sulla pianta del Nolli del 1748, i confini, i nomi e le posizioni delle cinque porte e i nomi delle strade principali del ghetto.
Dopo oltre due secoli l'insostenibile incremento del numero di residenti costrinse Leone XII (1823-1829) a concedere un ulteriore ingrandimento del ghetto: fu così incluso (1825) lo stabile tra via della Reginella e via di S.Ambrogio con l'apertura di un corridoio tra via di Pescheria e via Rua e l'aggiunta di altre tre porte, per un totale di otto (v.fig.B2).
Finalmente il 17 aprile 1848, la sera di Pesach del 5608, Pio IX (1846-1878) ordinò l'apertura delle porte del ghetto e la demolizione delle mura, che fu però completata solo nel 1885. In concomitanza con la costruzione dei nuovi argini del Tevere si procedette all'abbattimento di tutti gli edifici del ghetto ad eccezione dello stabile, tuttora esistente, tra via della Reginella e via di S.Ambrogio.